Ecco l'ennesima Variante urbanistica per Asti: parziale? No, strutturale...

A cura di Vittoria Briccarello, Mauro Bosia, Mario Malandrone, Gianfranco Miroglio (Consiglieri comunali di minoranza nel Comune di Asti).

Ha ancora senso parlare di urbanistica a fronte della presentazione della cosiddetta variante parziale 39?
Noi pensiamo di no e pensiamo di trovarci per la trentanovesima volta o quasi di fronte a una vera e propria variante strutturale, non parziale, camuffata, grazie ad una normativa urbanistica regionale, permissiva, lassista ed improntata al cemento e al consumo di suolo.  
Il tutto perché in regione  da tempo immemorabile si è preso a picconare la Legge Astengo L 56/77 introducendo e consentendo ai territori di usare la foglia di fico delle varianti parziali per modificare invece presente e futuro di intere città...

Molto tempo prima che Meloni lanciasse l’imperativo “lasciare fare” Regioni, Province e Comuni si erano lanciate nel “liberi tutti”. La Regione, Istituzione preposta alla programmazione ha abbandonato la sua vocazione: basta Leggi Urbanistiche, basta Piani Sanitari, basta ogni forma di discussione e consultazione fuori dai palazzi. L’esempio di Firenze di questi giorni è il risultato di questo sciagurato lasciar fare con il rischio che spesso, alle Istituzioni si possano sostituire i poteri criminali.

Ma veniamo ad Asti ancora per dire che non avevamo dubbi circa il risultato dell’aborto urbanistico presentato prima dell’estate  ‘23 quando l’Amministrazione affermava che anziché predisporre un nuovo serio PRGC si sarebbe studiato uno strumento urbanistico più snello.
La Variante 39 è il primo risultato ?

Viene presentata con un testo minimalista: si parla di “aggiustamenti” e di accoglimento di “osservazioni”.
Ci si domanda subito: come funzionano queste “osservazioni di semplici cittadini” e come mai molte di queste osservazioni paiano atte a eliminare completamente ogni possibilità di collegamenti leggeri alternativi alla costruzione del collegamento sud-ovest? Ma le osservazioni dei cittadini non dovrebbero essere gestite secondo iter precisi? O forse l’Urbanistica ha proprio aperto un Ufficio Osservazioni?

Ed ecco, insieme a tutti gli altri motivi, perché ci troviamo di fronte ad una variante strutturale e non parziale.

- Ex Torre Littoria: si iniziano le strutturali modificazioni di previsione di Piano esistente affermando che, l’intera trasformazione è supportata dal Piano Particolareggiato. Si opera una trasformazione da “direzionale pubblico” a “direzionale privato”, spariscono 1623 metri quadrati a servizi, si trasformano 15600 metri cubi a residenziale privato pari a circa 60/70 appartamenti pari a 173 abitanti teorici. E tutto questo avviene nel cuore della città, in Piazza Alfieri, dove un intervento residenziale da 70 nuovi appartamenti in Piazza S. Carlo a Torino o al Colosseo a Roma e si viene a dire che un’operazione del genere non costituisce variante strutturale? E quali urbanizzazioni saranno previste per una operazione di questa natura ? Quali nuovi parcheggi ? I parcheggi che si libereranno in Piazza Alfieri oppure verranno fuori da qualche buco sotterraneo?

- A proposito di decolli e atterraggi, con questa Variante si chiude la storia delle nostre Cattedrali che mediante la SUAP e l’art. 17 della L.56 aveva avuto un iter super veloce: rudere agricolo, residenziale, rudere che vola e si trasforma da agricolo residenziale e in TR 11 Resort ora è solo più un T.R. 11 a tutti gli effetti con tanto di verginità riacquisita, almeno sul piano urbanistico strettamente formale.

- La definitiva morte di via Falletti e del collegamento lungo Borbone previsto anche da mandato del MIBAC del 2015 e quindi l’annientamento di ogni alternativa sostenibile alla riduzione del traffico cittadino.

- Il Boschetto che vedrà un incremento residenziale.

- In Via Urbani invece l’incremento residenziale è di 3278 m2, viene qui però promesso che verrà realizzata un’area verde attrezzata al servizio dei cittadini, speriamo che il Comune se ne ricordi.

- Privatizzazione e resa del mercato ortofrutticolo di Corso Venezia, altro esempio di come ad Asti si getti la spugna sul commercio al dettaglio e a km0 di gestione comunale.

Ad Asti ci sono due grandi problemi: il traffico che congestiona e inquina la città, e i contenitori vuoti, in teoria l’assessorato all’urbanistica proprio da lì dovrebbe partire. Con quest variante ci si chiede se questa Amministrazione sia al corrente di quante migliaia di appartamenti vuoti e/o sfitti esistano in città e la sofferenza di chi non ha la casa conti qualche cosa.
Il recupero edilizio pubblico per l’edilizia economico popolare esiste ancora nel vocabolario di questa amministrazione?

Ma, come ci dicono gli uffici, perché abbiamo imparato che è meglio andar sul tecnico invece che provare a comunicare col politico, partendo da una capacità insediativa di 129.135 abitanti (previsione fine anni novanta) i nuovi incrementi di residenzialità rientrano nei limiti di oscillazione previsti dalle norme.

Possiamo chiudere il tutto con una canzone ‘lo sai che privato e politico si confondono spesso’.

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