In Piazza ad Asti per la libertà di espressione e dissenso

A cura dell'Assemblea astigiana contro il Decreto Legge Sicurezza.

Lo scorso 26 maggio, in Piazza San Secondo, si è tenuto il presidio dell’assemblea astigiana contro il Decreto Legge Sicurezza (un’iniziativa che coinvolge molte realtà associative della città e singole persone) che ha raccolto l’invito dell’assemblea nazionale a scendere in piazza nel giorno in cui il decreto ha iniziato l’iter di conversione in legge presso la Camera dei Deputati. La protesta contro questo provvedimento si è intensificata da quando il Governo Meloni, bypassando completamente il Parlamento, ha forzato la mano facendo approvare l’11 aprile il testo del decreto legge...

L’assemblea astigiana ha voluto alzare la voce per cercare di parlarne e informare su quelle che saranno le conseguenze delle norme approvate, che toccheranno tutti perché lesive della libertà di espressione e dissenso.
Questo pacchetto sicurezza tocca differenti ambiti, ma può essere di fatto riassunto in pochi punti: criminalizzare la protesta, punire chi è povero e garantire impunità alle forze dell'ordine.

Di fronte a uno scenario sociale sempre più inquietante, fatto di aumento della spesa bellica, disastri climatici e tagli ai servizi essenziali, il governo risponde con una legge-manganello, che criminalizza le più comuni forme di lotta e di dissenso.

Protesti per il tuo posto di lavoro? Ti batti per la giustizia climatica o per una sanità pubblica degna di questo nome? Pene aumentate per ogni forma di resistenza, che possono arrivare fino a 6 anni di carcere se fai un blocco stradale.

Sei in emergenza abitativa? Fino a 7 anni di carcere se ti opponi allo sfratto per non finire in mezzo a una strada o se cerchi soluzioni abitative per chi non ce la fa.

Protesti per condizioni detentive disumane? Fino a 18 anni di galera. Punite anche le forme di protesta passiva e non violenta. Anche nei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) dove si finisce non per quello che si è fatto ma per ciò che si è: persone colpevoli solo di essere sprovviste di un regolare permesso di soggiorno.

Il decreto inoltre conferma la revoca dell’obbligo, già del codice fascista Rocco, di rinviare l’esecuzione della pena per le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno, rendendo la misura discrezionale. Il rischio di recidiva continuerà a orientare le decisioni dei giudici, che negheranno questo diritto soprattutto alle donne più vulnerabili, perché la recidiva delle donne è quella dei reati minori, soprattutto contro il patrimonio, i reati delle povertà.

Altro elemento particolarmente inquietante è l’articolo 31 del DL che permette ai servizi segreti di entrare a far parte di organizzazioni terroristiche, arrivando anche ad assumerne il controllo, nella certezza dell’anonimato e dell’impunità per i reati commessi; un articolo che Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei parenti delle vittime della strage di Bologna, ha equiparato a una vera e propria licenza di uccidere.

Sempre sul fronte dell'impunità viene garantito dallo Stato il sostegno legale alle forze dell'ordine, le quali potranno disporre di un contributo fino a 10.000 euro per grado di giudizio, ottenendo in questo modo un'impunità nei fatti pressoché totale di fronte alla legge. Inoltre si darà loro la possibilità di detenere una seconda arma oltre a quella di servizio.

La scelta di questo Governo è quella della repressione per trasformare i problemi di ordine sociale in problemi di ordine pubblico, soffiando sul fuoco della guerra fra poveri.
Sono presenti evidenti elementi di incostituzionalità in questo decreto, ma purtroppo avranno un percorso lunghissimo per essere fatti valere e non faranno certo decadere la legge nella sua interezza.

L’assemblea astigiana afferma con forza che questo processo di stampo autoritario può e deve essere fermato. Le tante libertà che si continuano a sottrarre con la forza alla società civile si possono riprendere. Per farlo si deve ripartire dalle piazze, scendendo in strada più spesso e sempre più numerosi, per gridare forte che sicurezza è un mondo senza eserciti e senza guerra, un mondo senza patriarcato, un mondo dove tutte le persone abbiano un tetto sulla testa, dove non si muoia sul lavoro, un mondo attento alle questioni ecologiche, un mondo dove per una visita in ospedale non bisogna aspettare un anno. Un mondo senza frontiere né galere per le persone in viaggio.

Un mondo dove la scuola sia un luogo di crescita umana e non una palestra di obbedienza o un luogo di militarizzazione delle coscienze.

Questa è la nostra sicurezza. Una sicurezza che non si raggiunge con il manganello, ma con l'azione dal basso e diretta, la solidarietà e il mutuo appoggio e con la salvaguardia e la promozione dei principi e valori costituzionali. Insieme per un mondo radicalmente diverso.

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