Problematicità negative per le due sedi del MUDET ad Alba e a Montà

Anche la sezione di Alba, Langhe e Roero di Italia Nostra interviene sulla questione del MUDET (Museo diffuso del Tartufo d’Alba) invitando le Istituzioni ad un maggiore coordinamento che preveda anche il necessario coinvolgimento, nelle fasi ideative e promozionali, della società civile del territorio...

Così si esprime l'associazione:

Recentemente sono tornate alla ribalta pubblica le corrispettive situazioni negative delle due sedi del MUDET (Museo diffuso del Tartufo d’Alba). Si tratta di un progetto di esposizioni permanenti, articolato in due location ad Alba e a Montà, affidate alle rispettive Amministrazioni comunali, che avrebbero dovuto creare un «polo d’eccellenza, attraverso la cooperazione tra enti e associazioni». Tale scelta realizzativa, adottata a suo tempo abbandonando erroneamente un’idea iniziale d’unico allestimento museale nel castello di Roddi (luogo della tradizionale sede della cosiddetta «università dei cani da tartufo»), prevedeva che i due Comuni di Alba e Montà agissero fra loro in sintonia, secondo il deliberato piano di finanziamento. Pertanto si dovevano predisporre allestimenti complementari, con concertate comunicazioni e promozioni, quasi come un unicum da far percepire agli utenti. Ma ciò purtroppo non s’è del tutto verificato. Anzi, i due Comuni hanno agito con modalità e tempi diversi, ora rivelando rispettive problematicità.

Il Museo ad Alba
Sono di stringente attualità le polemiche relative all’eventuale perdita di un posto di lavoro per soggetti in condizioni di fragilità personale, nell’ambito della gestione del Museo affidata a suo tempo alla cooperativa sociale Emmaus. Questa preoccupante problematica deriva da un bando recentemente pubblicato dal Comune di Alba per avviare il nuovo schema di gestione che, riducendo di 2.000 ore le aperture ai visitatori rispetto alle previste 3.200 ore annuali di servizio per accoglienza, pulizia e sorveglianza, comporterebbe l’accessibilità al pubblico per soli 200 giorni complessivi nel corso dell’anno (anziché i 363 attuali) per 6 ore di lavoro giornaliero. In tal caso, è evidente che ciò causerebbe la netta riduzione dell’impegno del personale addetto.
Tutta questa complicanza ha un’origine nel fortemente diminuito numero dei visitatori del Museo stesso (aperto dall’ottobre 2023) rispetto a quanto inizialmente ipotizzato (30.000 ingressi paganti all’anno), un target che sarebbe stato in grado di coprire le spese di gestione. Invece il consuntivo del 2024 ha registrato soltanto circa 10.000 utenti nel corso dell’annata trascorsa.
Come mai s’è verificato un tale deficit rispetto all’ipotesi previsionale? Sono risultati eccessivi i giorni d’apertura prevedibili a confronto dell’effettiva frequentazione? L’appeal del comparto espositivo è all’altezza della tematica proposta? Quanti visitatori (soprattutto per quelli albesi) hanno ritenuto davvero soddisfacente l’allestimento? Sono altrettanti interrogativi che questa Sezione di Italia Nostra pone all’attenzione delle autorità comunali e dei cittadini interessati.

Il futuro Museo a Montà  
Lì sono ancora in evidenza impegnativi lavori in corso. Il progetto adottato a suo tempo prevede la realizzazione di un ipogeo spazio espositivo di circa 900 mq che coinvolge la piazza Vittorio Veneto. Avrebbe dovuto essere inaugurato quasi contemporaneamente alla sede espositiva di Alba e, a differenza di quella albese, dovrebbe avere un carattere «emozionale e sensoriale». Però a tutt’oggi non è ipotizzabile una sua apertura al pubblico, considerando che  alcuni problemi strutturali (come infiltrazioni d’acqua finora rimaste pressoché irrisolte) non hanno consentito la conclusione del previsto primo lotto di lavori per le opere edili ed impiantistiche entro i primi termini contrattuali; operazioni da concludere che comunque dovrebbero essere collaudate in tempi brevi.
Certamente si tratta di un ambizioso progetto museale (il complessivo costo previsto è di circa 2 milioni di euro) per finalità coinvolgenti e con singolari modalità espositive. Tuttavia vanno ancora evidenziate, per il futuro, particolari esigenze gestionali e di effettivo raccordo promozionale con il Museo di Alba, oltre alla necessaria manutenzione specifica.
 
A conclusione di queste osservazioni per le due sedi museali (MUDET) nelle rispettive situazioni, questa Sezione di Italia Nostra così ritiene:

- è necessario un maggiore coordinamento programmatico e propositivo (per quanto oggi possibile?) onde ricondurre le due operazioni espositive ad una configurazione più unitaria, anche se di non agevole soluzione;

- si dovrebbe attuare un coinvolgimento nelle fasi ideative e promozionali degli organismi locali (associazione dei tartufai, enti di promozione turistica, associazioni ambientaliste ecc.) e non solo (specifiche istituzioni universitarie ecc.), che possono contribuire ad una migliore conoscenza del territorio nelle sue peculiarità ed alla conforme valorizzazione non soltanto enogastronomica;

- revisione dei relativi bandi pubblici affinché si pervenga a più idonee e sensibili modalità di gestione.

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