di Alessandro Mortarino.
Quando ho visto il volto di Carlo Sottile replicarsi sui social accompagnato da frasi brevi e secche, quasi tutte inizianti con la parola “addio”, ho preferito chiudere tutto: connessioni, tecnologie, persino il pensiero. Anzi: il pensare. La morte è l’unica certezza per noi distratti esseri viventi, ma è puntualmente un concetto astratto, che pare non toccare le persone a noi più vicine e alle quali, intimamente, attribuiamo il dono dell’immortalità. Carlo non era più – anagraficamente - un giovincello e negli ultimi tempi la salute lo aveva ripetutamente provocato. Ma Carlo era Carlo, uno di noi e - forse - proprio noi stessi. Dunque immortale…