A cura di Medici per i diritti umani (MEDU).
«Sono stato in una prigione vicino Tripoli per sei mesi ai lavori forzati. Non dimenticherò mai la morte del mio amico. Era troppo stanco per lavorare. Ha detto alle guardie che non riusciva ad alzarsi. Uno dei libici ha detto “Se non vieni ti sparo”. Io pensavo che scherzasse. L’ha pensato anche il mio amico. L’uomo libico l’ha ucciso con un colpo in testa. Poi si è girato verso di me. “Tu che fai, lavori o no?”». (M., ventisette anni, dal Gambia, 29 settembre 2017, Hotspot di Pozzallo).