19° marcia per la giustizia Agliana-Quarrata - 8 settembre 2012:
Poveri non si nasce, lo si diventa. La povertà é un “prodotto “ della società.
Dichiarare Illegale la Povertà significa batterci per mettere fuori legge le cause strutturali (leggi, istituzioni, pratiche sociali) che generano e alimentano i processi d’impoverimento di interi popoli, gruppi e categorie sociali.

L’obiettivo dell'iniziativa che sarà lanciata l'8 settembre con la 19° Marcia per la Giustizia, é di ottenere nel 2018 - a 70 anni dalla “Dichiarazione Universale di Diritti dell’Uomo” - l’adozione di una risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che affermi la legittimità della messa fuori legge dei fattori che sono all’origine di una ricchezza inuguale, ingiusta e predatoria e quindi dei processi dio e di creazione dei poveri.

Partecipa alla 19° Marcia per la Giustizia tra Agliana e Quarrata (Pistoia)* sabato 8 settembre, ore 18.
Mettiamo fuorilegge le cause strutturali dell'impoverimento!

Nell'occasione sarà lanciata l'iniziativa nazionale, per dichiarare illegale la povertà e non i poveri.

Intervengono:

Bruno AMOROSO, economista   

Luigi CIOTTI, fondatore Gruppo Abele, presidente Libera

Robin COUTURE, presidente collettivo "Pour un Québec sans pauvreté" (Canada)

Antonello MANGANO, scrittore, fondatore di terrelibere.org  

Riccardo PETRELLA, Università del Bene Comune

Antonietta POTENTE, teologa domenicana (Bolivia)  


I dodici principi dell'illegalità della povertà

1. Nessuno nasce povero  né sceglie di essere  povero.

2. Poveri si diventa. La povertà è una costruzione sociale.

3. Non è solo né principalmente la società povera  che “produce” povertà.

4. L’esclusione produce l’impoverimento.

5. In quanto  strutturale, l’impoverimento è collettivo.

6. L’impoverimento è figlio di una società che non crede nei diritti di vita e di cittadinanza per tutti né nella responsabilità politica collettiva per garantire tali diritti a tutti gli abitanti della Terra.

7. I processi d’impoverimento avvengono in società ingiuste.

8. La lotta contro la povertà (l’impoverimento) è anzitutto la lotta contro la ricchezza inuguale, ingiusta e pedatrice (l'arricchimento).

9. Il “pianeta degli impoveriti“ è diventato sempre più popoloso a seguito dell'erosione e della mercificazione dei beni comuni perpetrate a partire dagli anni '70.

10. Le politiche di riduzione e di eliminazione della povertà perseguite negli ultimi quaranta anni sono fallite perché si sono attaccate ai sintomi (misure curative) e non alle cause (misure risolutive).

11. La povertà è oggi una delle forme più avanzate di schiavitù perché basata su un "furto di umanità e di futuro"..

12. Per liberare la società dall'impoverimento bisogna mettere "fuori legge" le leggi, le istituzioni e le pratiche sociali collettive che generano ed alimentano i processi d'impoverimento.

Il Senato del Land della capitale tedesca lo ha deliberato lo scorso 17 luglio: Berlino si riprende l’acqua pubblica. Con un prezzo di acquisto che si aggira sui 645 milioni di Euro, la municipalità cittadina acquisisce il 50% della quota di servizio idrico, detenuto fin dalla fine degli Anni ‘90 dalla RWE Aqua GmbH e dal consorzio francese Veolia per ri-municipalizzare il servizio idrico dopo 13 anni di privatizzazione. La Berliner Wasserbetriebe era infatti stata privatizzata nel 1999 con la cessione di quote, ciascuna del 25% circa, a Rwe e Veolia al costo di 3,3 miliardi di marchi (oggi circa 1,69 miliardi di euro).

Nel febbraio 2011 un Referendum di iniziativa pubblica decretò quasi all’unanimità la vittoria dei SI (665.000 voti espressi dal 98% dei votanti) che optarono per la rilevazione dei contratti della Città coi due colossi energetici che detenevano ciascuno il 24,95% delle quote per un totale di 49,9%.

Il 22 Agosto è l'Earth Overshoot Day: l'umanità ha esaurito il budget naturale a disposizione per questo anno e ora sta operando in una situazione di sovraconsumo, secondo I dati forniti dal Global Footprint Network, una organizzazione internazionale di ricerca con sedi in California e Europa.

L'Earth Overshoot Day (da una idea concepita da un comitato di esperti inglese new economics foundation) aiuta a capire il divario tra ciò che la natura può rigenerare, e quanto è richiesto per sostenere le attività umane. Come una banca con l'estratto conto tiene nota delle entrate e delle uscite, così il Global Footprint Network tiene nota della domanda dell'umanità rapportata all'ammontare delle risorse naturali e dei servizi ecologici. I calcoli del Global Footprint Network mostrano che in poco meno di otto mesi, abbiamo esaurito le risorse e la capacità di neutralizzare CO2 che il pianeta è in grado di fornire in un anno in maniera sostenibile.

Per il resto dell'anno, noi sosterremo il nostro deficit ecologico dando fondo alle riserve naturali e accumulando anidride carbonica nell'atmosfera.

Varie nazioni del mondo hanno iniziato a sperimentare dolorosamente cosa significa spendere di più di ciò che si guadagna” ha detto Mathis Wackernagel, Presidente del Global Footprint Network. “La pressione sulle risorse è simile a quell'eccesso di spesa finanziaria e può diventare devastante. Con il deficit di risorse che diventa grande e il prezzo delle risorse che rimane alto, il costo per le nazioni diventa insopportabile”.

La nostra “sovra spesa ecologica” è diventata un circolo vizioso, con cui erodiamo sempre di più il capitale mentre il nostro livello di consumo, o di spesa, cresce. I costi sociali ed economici potrebbero essere spaventosi.

Dai prezzi dei combustibili fossili che spiccano il volo ai zoppicanti debiti delle nazioni in parte dovuti ai crescenti prezzi delle risorse naturali, le nostre economie si stanno confrontando con la realtà dovuta ad anni di spese superiori ai nostri mezzi. “Se vogliamo mantenere società stabili e livelli di vita soddisfacenti, non possiamo sostenere più a lungo una situazione caratterizzata da un sempre maggior divario tra ciò che la natura è capace di fornirci ogni anno in modo sostenibile e ciò di cui le nostre infrastrutture, economie e stili di vita hanno bisogno” ha detto Mathis Wackernagel.

Per la maggior parte della nostra storia, l'umanità ha usato i “servizi” della natura – per costruire città e strade, approvvigionarsi di cibo e creare prodotti, assorbire la CO2 generata - ad una velocità che era ben al di dentro delle capacità della Terra, ma a un certo momento, negli anni '70, abbiamo oltrepassato una soglia critica. La domanda dell'umanità ha superato di gran lunga ciò che il pianeta può produrre in maniera rinnovabile ed è quindi caduta nel sovra consumo ecologico (overshoot).

Oggi l'umanità sta usando l'equivalente di poco più di 1,5 volte il valore delle risorse e dei servizi ecologici del pianeta. Se l'attuale andamento continuerà senza cambiamenti, siamo sulla strada di richiedere le risorse di due pianeti per la metà di questo secolo.

L'Overshoot Ecologico e l'Economia Globale
Sebbene la recessione globale che iniziò nell'Ottobre 2008 ha fatto rallentare la domanda dell'umanità relativa a risorse e assorbimento di CO2, il nostro consumo è tuttora in crescita. Per invertire veramente gli andamenti senza il rischio di generare una flessione economica più grande, i limiti delle risorse dovrebbero stare al centro dell'attenzione dei processi decisionali. L'attuale andamento delle risorse non può accordarsi con i bisogni di una popolazione, tuttora crescente, di 7 miliardi di persone. Circa due miliardi di persone non hanno accesso alle risorse per soddisfare i bisogni di base. Non appena milioni di persone delle economie emergenti entrano nella “classe media”, il nostro consumo di risorse e il deficit ecologico mondiale può solo aumentare.

L'impronta ecologica della Cina – cioè, la sua domanda di risorse naturali e di servizi – è la più grande del mondo, anche se l'impronta pro capite resta modesta. Sebbene la sua economia cresca e il popolo prosperi, tuttavia, la popolazione della Cina e il crescente consumo pro capite avrà un sempre più grande impatto sul deficit ecologico del mondo. Ma vediamo come gli andamenti del consumo delle singole nazioni influiscono sull'overshoot globale: la domanda pro capite degli Stati Uniti è equivalente alla produzione di più di quattro pianeti Terra e se tutta l'umanità consumasse a quel livello saremmo andati in overshoot il 28 marzo. La domanda dell'Italia è pari alla produzione di due Terre e mezza e, similmente, saremmo andati in overshoot il 23 maggio. La domanda pro capite del Brasile richiede le risorse di poco meno di due Terre e quindi l'overshoot sarebbe avvenuto il 6 luglio. In Qatar, il cittadino medio richiede le risorse di cinque Terre.

Nel corso degli ultimi anni, crisi finanziarie, disordini civili e le catastrofi ambientali hanno scosso diverse nazioni. L'Earth Overshoot Day ci manda un serio richiamo circa i rischi legati agli eccessi di spesa ecologica, non solo per l'umanità nel suo insieme, ma per le nazioni,le città e le imprese, il cui successo a lungo termine e la stabilità dipendono da un accesso durevole alle risorse naturali e da un loro consumo sostenibile.

È possibile cambiare il corso e invertire le tendenze attuali di consumo. Il Global Footprint Network e la sua rete di partner stanno lavorando con le organizzazioni, i governi e le istituzioni finanziarie in tutto il mondo per prendere decisioni che siano allineate con la realtà ecologica, decisioni che possano contribuire a colmare il deficit del bilancio ecologico e portare ad un futuro prospero a dispetto del mutevole e impegnativo andamento delle risorse.

Ora è tempo di trovare nuovi modi di gestire le nostre economie che possano continuare a funzionare in futuro” ha detto Mathis Wackernagel. “Un recupero a lungo termine avrà successo solo se avviene grazie a una sistematica riduzione della nostra domanda di risorse e di servizi degli ecosistemi”.

Organizzazioni in tutto il mondo daranno rilievo all' Earth Overshoot Day con eventi per aumentare la consapevolezza circa il sovraconsumo ecologico dell'umanità. Global Footprint Network ospiterà una Tweet Chat su Twitter (@EndOvershoot) usando l' hashtag #OvershootDay alle 8am, 1pm, and 6pm (Pacific Standard Time) del 22 Agosto per discutere l'Overshoot ecologico e come si calcola l'Impronta ecologica.

Sono stati resi pubblici lo scorso 18 luglio gli ultimi dati Sinab (Sistema di Informazione Nazionale sull'Agricoltura Biologica) relativi allo stato dell’agricoltura biologica in Italia in riferimento all’anno 2011. Ciò che che si desume da tali dati è un ritratto interessante dello stato della produzione biologica in Italia,con un’ulteriore crescita del mercato del bio in Italia e uno stato di salute positivo - ma non soddisfacente - sia in termini di superficie che rispetto al numero degli operatori.
E' emerso che è diminuita dell’1,5% la superficie agricola utilizzabile (SAU) del territorio italiano, ma nel contempo è aumentato dell’1.3% il numero degli operatori, sia in termini di produttori esclusivi che di preparatori/trasformatori e di importatori.
Le superfici biologiche sono dedicate soprattutto alla coltivazione di seminativi (oltre 474 mila ettari di cereali, legumi secchi, piante da radice, colture foraggere, e ai prati e pascoli, che rappresentano insieme il 73% della superficie ad agricoltura biologica nel 2011).
Seguono le superfici a coltivazioni permanenti (frutteti da zona temperata e subtropicale, piccoli frutti, frutta in guscio, agrumi) ma, soprattutto, quella coltivata ad olivicoltura e viticoltura, con 141.568 ettari di oliveti e 52.812 ettari di vigneti, una estensione che porta l’Italia tra i maggiori produttori al mondo.
Per quanto riguarda il numero dei capi rispetto al 2010, si registra un aumento del numero di suini, ovini, caprini e pollame, mentre si è verificato un calo significativo per le specie bovine, apicole e le altre.
Uno sguardo viene dato anche alle aziende impiegate nell’acquacoltura biologica dove le Marche sono in testa per numero di strutture, seguite da Veneto, Toscana e Puglia.  
È evidente una crescita del mercato e ciò a dimostrazione del fatto che i cittadini apprezzano i prodotti bio,” sempre secondo il commento di A. Triantafyllidis  “unico dato preoccupante - a sostegno di una precedente previsione  - riguarda le aziende zootecniche in Italia che sono in calo del -6,4%, frutto di una politica miope di molte Regioni sul sostegno all'allevamento biologico".

Trasporti di barre di combustibile nucleare a partire dalla notte di domenica 22 luglio 2012.

I trasporti ferroviari di barre di combustibile nucleare verso la Francia sono frutto di un accordo siglato nel 2006 in base al quale una parte delle nostre barre di combustibile irraggiato viene, a più riprese, inviata in Francia dove viene trattata e poi riportata in Italia.
Le barre vengono inviate allo stabilimenti della Areva di La Hague, sulle coste dell'Atlantico. Costo dell'operazione, per l'Italia, 250 milioni di euro soggetti a  lievitazione.
Areva è la stessa azienda che aveva progettato la realizzazione di diverse centrali nucleari in Italia.
Quel trattamento serve a facilitarne lo stoccaggio semplificandone la movimentazione, ma non ne diminuisce significativamente la radioattività.
Un trattamento che altrove, ad esempio negli USA a partire dal 1977, non viene effettuato sia per il costo che per l'impatto ambientale.
Quelle barre dovrebbero invece andare direttamente ad un deposito definitivo  che in ogni caso è urgente realizzare e che la Legge dello Stato prevede che debba essere operativo dal 31-12-2008.
In compenso ad ogni trasporto si corrono dei rischi molto grossi e sicuramente sottovalutati. Questo perché il massimo rischio previsto nei piani di emergenza predisposti dalle prefetture italiane interessate è lo scontro con un'autobotte di benzina, mentre, ad esempio, non è stata prevista la caduta di un contenitore di barre in un corso d'acqua, per attentato o altro, con inarrestabile dispersione di plutonio nella corrente che inevitabilmente finirebbe prima nel Po e poi nell'Adriatico, inquinando un'area enorme.
Oltre che con piani di emergenza incompleti i trasporti vengono praticamente effettuati di nascosto, preannunciati da generici comunicati apparsi tra il 20 ed il 21 luglio sui siti internet delle sole prefetture di Torino, Vercelli, Alessandria e Pavia, e non su quelle di Novara ed Asti che plausibilmente dovrebbero essere interessate dal trasporto notturno.
Comunicati che non sono certo classificabili come informazione a tutta la popolazione che rischia di essere interessata da un eventuale incidente, e che dovrebbe invece essere avvertita per legge.
Far correre alla nazione un simile rischio vanifica il risultato del referendum in cui il popolo sovrano ha dichiarato di non voler correre i pericoli connessi al nucleare.
Chiediamo a tutte le autorità competenti di fermare immediatamente tali trasporti, la cui utilità non è minimamente paragonabile alla loro pericolosità ed il cui costo stride in modo offensivo con i pesantissimi sacrifici che vengono chiesti alla nazione.

Mario Actis
Tino Balduzzi
Gian Piero Godio
Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti - via Carducci 22 - 14100 Asti - C.F. 92060280051
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