Si è avviata la raccolta di firme per una petizione che chiede al Presidente della Repubblica e a tutti i parlamentari italiani di rivedere la legge sui testimoni di giustizia per garantire loro lavoro e sicurezza.

Queste persone, che a differenza dei collaboratori di giustizia non hanno commesso reati associativi su cui concordare le pene, rischiano la loro vita per aver avuto il coraggio di rompere il silenzio.

ImageSpunti di riflessione sul 15 ottobre, di Marco Bersani (Attac Italia).

La giornata del 15 ottobre avrebbe dovuto essere l’inizio di un percorso collettivo di mobilitazione sociale contro la crisi e la macelleria sociale imposta dai diversi Governi e dalla Bce, dai grandi capitali finanziari e dalle multinazionali. Avrebbe dovuto essere un primo momento di accumulazione di energie prodotte dalla conflittualità sociale messa in campo in questi anni, capace di erodere profondamente il consenso al pensiero unico del mercato e alle politiche liberiste degli ultimi decenni, come la straordinaria vittoria referendaria dello scorso giugno ha dimostrato. Così non è stato: centinaia di migliaia di persone non hanno potuto concludere la manifestazione nazionale in piazza S. Giovanni e hanno dovuto subire una giornata di scontri che non avevano scelto ...

Imagedi Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento.

Dopo aver raccolto più informazioni possibili, mi permetto di fare alcune considerazioni sul triste epilogo della manifestazione del 15 ottobre a Roma: come già a Genova nel 2001, l’esito era facilmente prevedibile. Gli ingredienti, più o meno, sono gli stessi. Una grande massa di persone desiderose di manifestare le loro giuste rivendicazioni, il centro di una città come scenografia, la polizia mandata in forze a presidiare, e un manipolo di guastafeste capaci di tutto. Per far scattare la trappola, basta poco: il lancio di un sanpietrino, un bancomat fracassato, una vetrina sfasciata, e il gioco è fatto. Non serve, poi, dissertare se il blocco nero da cui è partita la provocazione era quello della polizia o quello con i passamontagna. I caschi sono gli stessi, cambia solo il colore, come sui campi da rugby. Il problema, perciò, non è la polizia, e non sono nemmeno i cosiddetti black bloc ...

ImageUna giornata di lutto e di impegno contro la guerra promossa da Movimento Nonviolento, PeaceLink e Centro di ricerca per la pace di Viterbo.

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele". Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le città d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinché il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinché non ci siano mai più' guerre, mai più uccisioni, mai più persecuzioni ...

Imagedi Gian Carlo Caselli, tratto da “Le due guerre” (2009, Melampo Editore srl).

Un’altra differenza rilevante tra la protezione ai tempi del terrorismo e quelli della mafia fu la presenza del Defender della Polizia che per oltre sette anni, dal 1993 al 2000, ventiquattr’ore su ventiquattro, stazionò sotto il portone della mia casa torinese. Una presenza che – con qualche disagio iniziale – il quartiere accettò. Non tutti per la verità: spesso si ricevevano lamentele per quel motore ogni tanto acceso nelle notti d’inverno ...

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