La pandemia ha funzionato come tappeto che si solleva, e mostra la polvere accumulata sotto. Il velo dell’illusione sembra essere caduto e sono emerse tutte le difficoltà sociali, economiche, umane del territorio, troppo spesso ignorate o rimpicciolite dalle narrazioni dominanti. Questo “secondo mondo” invisibile a uno sguardo superficiale è stato raccontato il 3 ottobre durante il convegno di apertura dell’anno della Caritas Diocesana albese.

A gennaio 2020 la Caritas Italiana ha dato il via ad “APRI”, progetto rivolto alle Caritas Diocesane che promuove l’accoglienza di persone singole o famiglie migranti già presenti in Italia e con alle spalle percorsi di accoglienza presso strutture private o religiose.      
Anche la Diocesi di Saluzzo e la sua Caritas hanno deciso di aderire a questo progetto, dopo essersi già sperimentate nel 2018 nell'accoglienza di due famiglie di richiedenti asilo attraverso il progetto dei "Corridoi Umanitari dall’Etiopia". 

Esiste uno spazio nell’immediata periferia di Alba, in zona Moretta, in cui ogni giorno si costruiscono in miniatura ideali ecologici, di solidarietà, di auto-produzione e redistribuzione delle risorse. Una sorta di fiore nel deserto dell’emergenza sanitaria e in un tempo in cui barriere invisibili s’innalzano tra le persone. E’ un piccolo lembo di terra in cui vengono coltivate verdure come fagiolini, insalata, melanzane, pomodori e patate senza l’uso di fitofarmaci. Ma non si tratta di un orto normale. “Qui ho l’impressione di cambiare un pezzo di mondo”, dice Sonia, una donna di 54 anni che lavora al progetto come volontaria. “Perché stiamo facendo bene alla natura, procurando benessere al quartiere da cui provengo e incarnando un modello positivo da cui i bambini possono prendere spunto”.

Bella novità in tribunale!
Dal 28 settembre fino al mese di novembre, dopo una permanenza nella sede di Astiss, i pannelli originali della mostra Liberaidee, realizzati dalla fumettista astigiana Elena Pianta per il Coordinamento di Libera Asti sono visibili in Tribunale.
Si tratta di quattro pannelli realizzati da Elena Pianta con sue immagini originali e l’ironia del linguaggio del fumetto per sensibilizzare la cittadinanza e raccontare che cosa sono le mafie e approfondire la situazione delle mafie nel nostro territorio.

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