Nella vigenza della moratoria su nuovi affidamenti a società per azioni, approvata dal Parlamento, e mentre ancora attende di essere discussa la legge di iniziativa popolare che ha raccolto oltre 406.000 firme e depositata lo scorso Luglio, si susseguono dichiarazioni, dibattiti, scelte che, riportandoci indietro di anni, rischiano di riproporre il dogma del (finto) mercato come panacea per tutti i mali, anche nella gestione dell’acqua bene comune.
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Acqua, luce, gas, energia … Fino a non molti anni fa l’erogazione di questi essenziali elementi della nostra esistenza quotidiana era esclusiva di aziende interamente sotto il controllo pubblico, le famose Municipalizzate. Da qualche anno, la costante ricerca della competitività di impresa, ha trasformato quasi tutti questi soggetti “dei cittadini” in autentiche aziende globali, spesso quotate in borsa, spesso compartecipate da grandi gruppi privati, comunque guidate da Consigli di Amministrazione slegati dagli stessi Enti locali: una forma pericolosissima di “multinazionale finto-pubblica” … A dirlo non è il “solito critico No Global” ma il non più giovane e moderato Presidente di un acquedotto che riesce a vivere in forma consortile fra 101 Comuni delle province di Asti, Alessandria e Torino: una felice anomalia che dobbiamo salvare dalle mire del nuovo turbocapitalismo municipale …