di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento.

Intanto vediamo cosa non deve fare. Stiamo attenti a non confondere il movimento con l’agitarsi a vuoto, e il silenzio con il lavoro quotidiano. L’azione della nonviolenza è soprattutto preventiva, anche se non fa chiasso. Sono cose risapute, già dette da tempo, ma che poi vengono periodicamente disattese per la smania di dover dare risposte immediate a chi rilancia sempre la stessa stantia domanda: ma dove sono i pacifisti?...

di Paolo X Viarengo.
“E allora le Foibe?” E’ una domanda, provocatoria, che spesso viene posta in occasione della giornata della memoria, nata per non dimenticare mai cosa fu la Shoah. Ma hanno qualche attinenza storica i due drammi? Poiché di questo si tratta: due drammi che non avrebbero dovuto accadere in un mondo civile. Mai, senza se e senza ma: entrambi...

di Domenico Massano.

Nel 1947, 75 anni fa, si concluse il processo dei medici nazisti a Norimberga. In occasione del giorno della memoria vale la pena ricordare quanto scrissero a riguardo i tre componenti della Commissione di Osservatori che vi parteciparono, e riflettere sull’attualità di alcune loro considerazioni “perché non basta aver paura che certe cose possano ripetersi; bisogna anche capire che quelle cose sono state fatte da uomini”...

di Mao Valpiana, Presidente nazionale del Movimento Nonviolento.

L’appello di 50 premi Nobel e accademici “Una semplice concreta proposta per l’umanità”, ha un grande merito: quello di aver posto al centro dell’agenda politica globale la necessità della riduzione delle spese militari. L’obiettivo è ragionevole e possibile: un negoziato comune tra tutti gli Stati membri dell’ONU per ridurre del 2% ogni anno, per 5 anni, le spese belliche di ciascun paese, liberando così un “dividendo di pace” di 1000 miliardi di dollari entro il 2030...

Per non dimenticare le tragedie sulle frontiere europee.
“Noi abitanti della terra di confine, che vediamo il dramma e la sofferenza umana, non facciamo calcoli. Dobbiamo restare umani”.
Sul confine tra Polonia e Bielorussia, in molte case gli abitanti lasciano accesa una luce verde per indicare alle persone migranti che si trovano al gelo oltre il filo spinato della frontiera che in quelle abitazioni potranno trovare un rifugio sicuro per la notte, un pasto caldo e una persona amica...

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