di Marco Baliani.

Una madre distratta dagli acquisti chiama la figlia Anna che non è più al suo fianco. In un film sarebbe l’inizio di una umanissima ansia, nel supermercato un qualche pedofilo o procacciatore di organi ha di sicuro adescato la piccola e l’angoscia spiega le sue ali. Invece no, Anna è poco distante sta guardano estatica qualcosa di fronte a lei, da come gli occhi sono spalancati dev’essere un’apparizione divina o la materializzazione di una delle Fate dei suoi cartoni animati, e invece no, sta ammirando perdutamente uno intero scaffale di prodotti dolciari, budini ai vari gusti...

Abbiamo sempre pensato che i grandi magazzini fossero la risposta al ritmo sempre più veloce della vita moderna: rapidi slalom tra gli scaffali per riempire carrelli, scivolare tra le casse e via. Casse che in Italia diventano sempre più automatizzate e gestite in "fai da te". Oggi in Olanda una importante catena ha avviato l'esatto opposto: le “Kletskassa”, cioè “casse dove chiacchierare” in cui al posto di cassiere e cassieri si trovano intrattenitori con cui conversare...

Sarebbe forse meglio buttare sul ridere, come ha fatto Mephisto Waltz (Rolling in her grave – Il Sole 24 Ore domenicale del 20/02/22), la lotta contro la superstizione di una Senatrice a vita, un Premio Nobel, un paio di blasonate Accademie, una variegata compagnia di esperti e, ahinoi, un Presidente della Repubblica, se non fosse per alcune conseguenze non molto simpatiche di quel che è accaduto...

di Paolo X Viarengo.

E’ lì. Nella sua scatola a fianco della cassetta degli attrezzi per le piccole riparazioni casalinghe. Ha fatto molti buchi nella sua lunga vita. Un centinaio sicuramente. Eppure dopo una decina d’anni può farne ancora: è solido, fatto bene. Guardo le mensole e i quadri che stanno su con i tasselli avvitati nei buchi fatti con il mio fedele compagno di bricolage, e mi domando: quanto tempo avrò impiegato a fare tutti questi buchi? Non meno di un’oretta a buco, credo. Vuoi l’inesperienza, vuoi l’andarlo a prendere e poi riporlo: mettiamo due ore a buco. Anzi, mettiamo l’intera giornata. Eppure io l’ho comprato un decennio fa: cioè 3.650 giornate fa. E, continuo a domandarmi: ma perché devo avere la proprietà di una cosa per 3.650 giornate per poi usarla effettivamente solo per un centinaio? E le altre 3 mila e 550 giornate cosa ne ho fatto?...

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