
E chi fa parte della cultura che riceve persone provenienti dall’esterno, non deve o non si trova obbligatoriamente, per necessità, per curiosità, per l’incontro con nuove idee ed abitudini, a doversi a sua volta integrare con coloro con cui entra in contatto?
L’integrazione è un cammino in una direzione sola (come molti per comodità, timore, egoismo, pretesa di supremazia dei propri modelli culturali, desidererebbero), o non è piuttosto un processo osmotico e di fatto l’obbligatorio risultato dell’incontro di due mondi?
Con noi lavora una donna rom. Quando è arrivata, credo ormai cinque anni fa, nonostante fossimo solite lavorare con donne di svariate nazionalità, qualche timore l’avevamo ...