di Silvana Bellone.
ImageLo scorso 11 Settembre, gli insegnanti del III° Circolo della città di Asti sono stati convocati presso la direzione didattica per l'ultimo collegio dei docenti prima dell'avvio delle lezioni.
Naturalmente, fra i punti all'ordine del giorno era previsto l'esame dell'ultimo decreto legge della nuova “Ministra” Gelmini: un decreto che, partendo dal grembiulino, passando poi ai voti e infine al ritorno del maestro unico, ci viene quotidianamente propinato sui giornali e dalla televisione, condito da immagini di bambini sorridenti e mamme soddisfatte come quelle che hanno appena usato un nuovo buon detersivo.
Ma, sorpresa ...

Imagedi Gianfranco Zavalloni (maestro, dirigente scolastico e “padre” degli orti scolastici italiani).
Alcuni mesi fa, la mamma di una ragazzina di prima media venne a trovarmi in presidenza e, parlando della nuova esperienza scolastica che stava vivendo la figlia, mi disse "l'altro giorno mia figlia mi ha detto: Mamma, gli insegnanti ci dicono sempre forza ragazzi, dobbiamo spicciarci, non possiamo perdere tempo, perché dobbiamo andare avanti ... Ma mamma, dove dobbiamo andare ? Ma avanti dove ?"
Dobbiamo davvero correre a scuola ? Siamo sicuri che questa sia la strategia migliore ? Dobbiamo per forza assecondare una società che ci impone la fretta a tutti i costi ? ...

Imagedi Tiziana Valente, Coordinatore di Cittadinanzattiva Asti e rete del Tribunale per i Diritti del Malato.
Mercoledì scorso è morto Gianfranco, paziente psichiatrico e cardiopatico, 50 anni, da quasi quattro ininterrottamente ricoverato all'SPDC dell'Ospedale di Asti.
Che c'è di strano, di straordinario? Nulla, cose che capitano.
Già, succede. Succede che al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura arrivino e sostino un po' le stesse persone: una settimana, quindici giorni, un mese; rimesse più o meno in sesto, se ne tornano a casa, se ce l'hanno, rientrano nel mondo dei problemi senza soluzione, vanno in crisi ed eccoli di nuovo qui, in Repartino, seguendo un percorso circolare ormai standard.
Né deve stupire che una persona possa stare chiusa in un reparto d'ospedale per anni, vale a dire varie stagioni, mesi, giorni e giorni sempre uguali, con nient'altro da fare che fumare, mangiare ogni settimana le stesse cose, dormire, stare legato al letto con le cinghie ai polsi, al torace e alle caviglie per giorni, nudo, al centro della stanza, solo.
Non deve stupire perché l'alternativa è una comunità o una clinica e il percorso è sempre lo stesso: è il meccanismo della porta girevole, del manicomio. Se non stai dentro quel meccanismo allora sei abbandonato e forse, forse, è peggio.

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