di Giulio Marcon.

Proponi una manifestazione per l’Europa, “dal basso”. Noi, che per questo siamo sempre stati in prima fila, non ci saremo. Non vogliamo confonderci con chi vuole stanziare 800 miliardi per le armi e tagliare il Green deal. La tua è una manifestazione per l’Europa “senza aggettivi”. Ma anche senza parole. Senza la più importante: pace...

di Marco Arturi.

Stupenda la chiamata alle armi scritta da Scurati e pubblicata mercoledì 5 marzo, ça va sans dire, dall’organo ufficiale del sinistratismo e del bellicismo italiani. Il capolavoro in questione si intitola “Dove sono ormai i guerrieri d’Europa?” e si basa su una tesi che, sintetizzando, è la seguente: dopo la seconda guerra mondiale noi europei siamo stati bravi a costruire un continente di pace e di solidarietà però siamo diventati degli imbelli (nel senso di inadatti alla guerra); è ora di ricordarci chi siamo stati da Maratona fino al Piave (testuale) e di riappropriarci di una volontà bellica. Del resto, chiude il sommo Scurati, la Resistenza antifascista ci ha insegnato proprio questo: che la guerra va ripudiata ma che a volte per costruire la pace bisogna combatterla. Sipario, applausi...

Nel 2023 (non si hanno ancora dati affidabili per il 2024), la spesa militare dei paesi NATO è stata circa 13 volte superiore a quella della Russia. Considerando solo i paesi europei membri della NATO, la spesa è risultata circa 4 volte quella della Russia.
Tuttavia, ci viene ripetuto che per garantire la sicurezza è necessario spendere molto di più. In realtà si tratta di propaganda e di una strategia di marketing delle industrie militari. È sufficiente visitare le loro pagine web per rendersene conto. Già l’espressione “investire nella difesa” è fuorviante...

di Marco Bersani, Attac Italia.

Con l’arrivo alla presidenza Usa di Donald Trump, la guerra in Ucraina sembra avviarsi a una svolta. L’inizio dei negoziati diretti fra i governi di Usa e Russia, oltre a confermare il definitivo suicidio dell’Unione europea come soggetto politico globale, stimola in tutti gli osservatori un’inevitabile domanda: chi potrà dire di aver vinto la guerra? Quesito a cui è difficile dare risposta se non in negativo: sicuramente la guerra l’hanno persa i popoli, in termini di morti, devastazione sociale e ambientale, distruzione di economia, reddito, relazioni e democrazia...

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