di Giulio Cesare Bertolucci.
ImageSe il naso del signor Robert Parker, gran Maestro Assaggiatore di Vini americano, si arricciava nell’annusare un particolare vino in una delle grandi cantine di Bordeaux, il prezzo di quel vino precipitava irreparabilmente.
La Baronessa Philippine de Rotschild, produttrice di alcuni grandi Mouton, disse una volta che produrre e vendere vino, in fondo, non è un mestiere troppo complicato: solo i primi duecento anni sono un po’ difficili. E da allora la tradizione ha fatto il resto, sulla scorta anche che i grandi Bordeaux, in particolare, e per merito imperituro di Alexandre Dumas, erano i vini preferiti dai Moschettieri del Re.
Peccato che in Italia nessun romanziere di successo abbia mai detto che - ad esempio - il Barbera e la Freisa d’Asti (che chi scrive, con una certa esperienza, considera fra i migliori al mondo) erano i vini favoriti dai Carabinieri Reali ...

di Alessandro Mortarino.
ImageC'è un esempio molto interessante in Italia su cui sarebbe utile che ogni cittadino sensibile al futuro del proprio territorio e del pianeta intero ponesse attenzione. Protagonista è un piccolo Comune dell'hinterland milanese (poco meno di 1.700 abitanti): Cassinetta di Lugagnano. Che negli ultimi anni ha scelto di risparmiare il proprio suolo da nuove ondate cementificatrici e percorrere la strada della “crescita zero”, cioè della piena sostenibilità.
E dato che in queste settimane un gruppo di “coraggiosi” cittadini (residenti in quella sorta di “macroregione” che è la zona Roero-Langhe-Monferrato, territorio che si è recentemente candidato al riconoscimento Unesco quale “patrimonio dell'umanità”) ha iniziato ad elaborare un progetto ispirato proprio alla “crescita zero”, ci piace raccontare ai nostri lettori l'esperienza di Cassinetta di Lugagnano, attraverso le parole del suo Sindaco, Domenico Finiguerra. In attesa che i fermenti vivi che usciranno dal gruppo dei “coraggiosi” delle nostre colline, non si materializzino in un programma ispiratorio anche per amministratori pubblici, società civile intera, costruttori di un nuovo modello di comunità felice ...

Imagedi Gianfranco Miroglio.
Città. Pieno centro.
Questa estate spesso mi è accaduto, passeggiando nei momenti in cui le sere diventano notti, di invischiarmi in grovigli improvvisi,  umidi di rumore.
Una via crucis tribale e abbastanza profana, che rimbalza e che cresce ma senza darsi un senso da un bar all’altro. La rabbia dei decibel, un’assenza completa di armonia e di equilibrio per mummificare altri grovigli appiccicati ai pilastri dei portici, appesi ai tavolini e alle tartine dei dehors, ammassati e marmorizzati dai neon.
Grovigli mediamente muti, gesti semiautomatici di gambe e di tacchi, di gomiti e di mignoli. Grovigli apparentemente divisi per caste e per luoghi d’origine.

di Alessandro Mortarino.
ImageA me pare che chi ha “inventato” lo slogan “l'Ambientalismo del fare ...” abbia commesso un gravissimo errore.
Lo so, sto per farmi togliere il saluto e il “link” da qualcuno (e non sarebbe la prima volta) che si riterrà offeso dal tenore di questa mia affermazione, che giudicherà certamente oltraggiosa e fin quasi “sfascista”. Sarebbe più opportuno parlare d'altro, capisco, ma noi abbiamo scelto, sin dall'inizio, la strada meno comoda e ancor meno facile: quella di mettere la faccia e la voce – sempre - alle nostre opinioni. Anche quando cozzano con la quiete del silenzio, del non disturbo, della direzione controcorrente, della delicatezza a tutti i costi ...
Il punto è questo: per mesi, prima dell'ultima campagna elettorale, l'ambientalismo è stato sbandierato come elemento critico della nostra situazione politico/sociale, come strumento di stallo, di letargo, di ostacolo allo sviluppo ed alla crescita. Economica ...
Tanto che anche a sinistra (o giù di lì ...), si è finito per voler distinguere a tutti i costi, coniando questo slogan che avrebbe voluto chiarire il ruolo dell'ambientalismo moderno ...

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