di Silvana Bellone.
ImagePer capire come sta cambiando una città come Asti, c'è un modo molto semplice di approcciare un'analisi empirica ed effettuare una sperimentazione sul campo: muoversi con l'autobus partendo da un qualunque angolo della periferia e dirigersi, poi, a piedi verso il mercato di piazza Catena.
Così si possono scoprire alcune novità, ad esempio l'ulteriore ampliamento delle aree centrali al traffico automobilistico, che hanno ristretto ulteriormente  la famigerata zona ZTL. Tutto ciò in netta controtendenza rispetto alle altre città capoluogo piemontesi che (secondo quanto riportato recentemente anche dal Tg3 Piemonte), paiono avere in progetto non solo l'ampliamento delle zone a traffico limitato, ma anche l'aumento delle piste ciclabili (Novara, Alessandria, Torino) ...

ImageIn questi giorni l'Asti Social Forum ha lanciato una proposta a tutte le cittadine, i cittadini, le Associazioni e i Comitati della nostra provincia desiderosi di provare a sviluppare una forma nuova di azione sociale e politica comune, al di fuori dai Partiti. La proposta deriva dall'analisi di un periodo di estrema difficoltà e pericolo a livello mondiale e dalla condivisione di un testo che non è un appello né tanto meno un documento. E' una lettera, che varie persone hanno pensato fosse utile scrivere, correggere, riscrivere ed emendare o semplicemente condividere. Tutto è stato fatto in pochi giorni, la settimana scorsa. Si sentiva un’urgenza: suggerire che, di fronte a quel che sta cadendo addosso a noi cittadini, comunità, società civile o movimenti (ognuno usi il termine che vuole), c’è la possibilità non solo di resistere, ma di cominciare a fondare da subito un altro genere di politica.
Molte adesioni alla proposta stanno giungendo anche a livello locale; chi è d'accordo a “tentare” un nuovo percorso basato su quanto più avanti riassunto e si rende favorevole ad  organizzare un incontro pubblico ad Asti, può inviare una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

di Alessandro Mortarino.
ImageLa sbornia elettorale pare essersi esaurita e i consuntivi ci regalano un'Italia parlamentare rigidamente in mano alle destre e totalmente priva di rappresentanza per la sinistra radicale. L'amministrazione provinciale astigiana non si discosta di molto.
Analisi, dibattiti, polemiche e lunghi coltelli infuriano e AltritAsti ha deciso (a modo suo, si intende) di partecipare a questa cerimonia liturgica. Dopo esserci domandati, la scorsa settimana, perché si voglia imboccare il nuovo rinascimento iniziando dai Partiti anziché dalla libera società, questa volta proponiamo altri due stimoli forti: l'idea che la “partecipazione” sia già una possibile forma di nuova democrazia allargata (in Toscana è ora legge regionale ... ne parliamo nell'articolo successivo) e la visione anarco-utopista di un grande uomo di strada: Julian Beck. Perché è dalla strada e dalla gente che dovremmo ripartire ...

di Alessandro Mortarino.
ImageHa scritto una volta Eduardo Galeano: "L'utopia è all'orizzonte; quando faccio due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e lei è più lontana di dieci passi: a che serve l'utopia ? Serve a questo: a camminare".
Dato che troppe persone mi hanno chiesto di commentare l’esito elettorale, anche alla luce di quel mio editoriale di qualche settimana fa (“Voto, non voto, voto, non voto …”) che metteva in luce malesseri e angosce dei comuni mortali - adepti primi dell’esercizio democratico, colti prima del loro esercizio - dico: “obbedisco”, trangugio i miei principi supremi e provo a snocciolare una mia idea in merito: aprirà un dibattito o scatenerà sorrisi ?
Nel dubbio, mi compro una moto, organizzo un viaggio in luoghi lontani oppure mi faccio un gruppo di studio su testi gramsciani … (facciamo finta di essere sani !).

di Daniela Grassi.
ImageAlla biblioteca del Centro culturale cittadino san Secondo di Asti, si è appena chiusa una mostra intitolata “Le donne furono sempre al lavoro”. Si tratta di una mostra composta da 90 fotografie d’epoca e dedicata al lavoro delle donne di Asti e provincia nella prima metà del ‘900.
Parlo di questa mostra, che ho allestito personalmente, non per narcisismo, ma perché vorrei partire da quest’esperienza per sviluppare un discorso più ampio, quello cioè della cultura  che tutti possiamo fare, la cultura di cui l’esigenza nasce spontanea “dal basso” e a cui è possibile dar corpo con pochi mezzi materiali. Non è ovviamente la grande cultura delle occasioni istituzionali che ha tutt’altra funzione, ma non è certo da considerarsi una cultura di serie B, anzi.

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