A volte le parole risultano talmente comuni, talmente abituali, da non sembrare possedere un'origine. Eppure tutte le parole hanno una storia ed è bene tenere sempre in esercizio la nostra capacità di "riconoscere" il loro vero significato, cioè da dove esse derivino: spesso ne resteremo sorpresi. Altritasti apre una nuova rubrica dedicata all'etimologia, la scienza che studia la storia delle parole. Lo faremo "di tanto in tanto" e giusto per ricondurre le parole più comuni al loro significato vero, che spesso trascuriamo e che, invece, costituisce uno strumento formidabile per non fare arrugginire i nostri neuroni. Nulla di "accademico", promessa solenne!
Iniziamo con il termine "lavoro"...

di Marisa Pessione.

Prendendo in prestito il titolo di un libro di Carlo Levi, sarebbe saggio riflettere sulla frase soprattutto in questo "oggi" sempre più tecnologico e iperconnesso, dove sembra non esserci più spazio e tempo per soppesare e calibrare ciò che come animali evoluti abbiamo avuto in dono dalla nascita: la parola.
Le parole ci permettono di aprire un dialogo e di confrontarci con gli altri. Ma ci permettono anche di stare ad ascoltarle in silenzio e dare loro quella equilibrata importanza, tono e musicalità che può farci bene per affrontare ogni giorno la nostra esistenza. Dietro alle parole ci sono esseri umani con la loro sensibilità e le loro emozioni. E forse qualche volta ce lo dimentichiamo…

di Alessandro Mortarino.

Da qualche settimana la politica italiana si sta infiammando su una questione di "vitale" importanza: è opportuno che i leader massimi dei Partiti (Meloni, Schlein, Tajani, Renzi...) partecipino alle prossime elezioni europee di giugno presentando il loro nome in cima alle liste dei candidati dei loro rispettivi schieramenti? Trattandosi di persone che attualmente rivestono ruoli istituzionali, per i quali sono stati democraticamente eletti, a noi parrebbe sbagliato e financo grave. E per dirimere ogni dubbio, ci verrebbe da proporre una semplice legge che risolva il dubbio, una volta per sempre...

Nell'ultima newsletter di Altritasti che precede le festività natalizie è nostra abitudine (solo nostra?) dedicare un abbraccio virtuale a tutta la comunità che ci segue, ci supporta, ci sopporta. Quest'anno ne sentiamo particolarmente il bisogno, ma il quadro sociale che ci circonda è decisamente tetro e non è facile lasciarsi andare a mielosi - seppur sentiti - buoni proponimenti: fuori le fiamme della ragione non danno tregua. E quindi l'augurio rilassante lo vogliamo trasformare (e dedicare) utilizzando un messaggio di coraggio "attivo". Queda Prohibido. E' proibito...

di Gabriella Sanlorenzo.

In questi tempi cupi i miei piccoli pensieri si comprimono, si restringono, si appallottolano fino a diventare un globo nero che sono costretta a deglutire quando leggo le notizie, quando vedo le ormai quotidiane immagini strazianti di guerra.
Questi piccoli pensieri restano lì, dentro da qualche parte, inconsapevolmente, e poi, di tanto in tanto, il globo nero mi ritorna su, insieme al suo sapore amaro, l'amaro della guerra, della sofferenza...

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